La storia degli Sikh si collega ai discepoli di Nanak, predicatore mistico che visse nel Penjab dal 1469 al 1539. Nanak, nato della casta commerciale dei Khatri, aveva intrapreso lunghi pellegrinaggi in seguito a un’illuminazione mistica, creando poi il villaggio di Katarpur sul bordo del’ Ravi. La, raccolse attorno a lui un gruppo di discepoli (sikhs), che formarono la Nanak Panth (strada di Nanak).
Non creo propriamente una nuova religione : elaboro l’espressione piu chiara e piu completa della dottrina dei santi mistici erranti della “tradizione del dio senza attributi” (sanskr : nirguna sampradaya) che predicavano la devozione al dio supremo e la meditazione sul suo nome. La loro tradizione era vicina alla bhakti vishnouite ed era stata fortemente influenzata dallo yoga tantricho dei nath, ben stabili al Penjab. Nella religione di questi ultimi, si mescolavano insegnamento di schiavitu e pratiche ereditate dal buddismo tantricho. Nei fondamenti delle pratiche di Nanak, si trova la fede in un dio unico, rivelato dalla sua creazione : la verita Guru. Questo dio qualsiasi (samarathu), infinito (aparu), eterno (akalu), senza forma ne attributi (nirankaru, niragunu), e sconosciuto (agahu), omnipresente (bharapuri). Allo stesso tempo presente all’ esterno dell’uomo e in lui, puo manifestargli la sua grazia (karamu, nadari) e farlo accedere cosi alla verita (saccu).
Senza questa grazia, l’uomo prosegue la sua ricerca di salute sotto la direzione di cattivi padroni e consacrandosi a pratiche, tale che lo yoga, lo lega ancora alla ruota della trasmissione. L’uomo puo disfarsi della illusione (Maia) che riguarda la via della salute e giungere alla consegna (mukati) solo ascoltando nel suo cuore la voce di dio, chiamata guru da Nanak, e mormorando le parole sabadu. Quest’ultimo gli rivela l’ordine divino (hukamu), che e allo stesso tempo il prinicipio di armonia universale e della ricerca della salute. Per imparare quest’ordine, l’uomo deve purificare il suo spirito (manu), poi il suo “io” (haumai) che sono prigionieri della vita materiale e dei suoi difetti. Quindi Nanak gli propone una disciplina, che a di valore soltanto in un amore perfetto di dio. Questo consiste soprattuto nella commemorazione (simarana), e la ripetizione (japu) del nome divino (namu). L’uomo cosi puo ubbidire agli ordini , e alzarsi gradualmente attraverso 5 regni mistici (khandu). L’ultimo e quello della verita, e quando l’uomo ci accede, le sue mani rigenerano di fronte a dio una beatitudine suprema (sahaju).
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Successivamente, la funzione del guru fu attribuita dagli Sikh a Nanak stesso, poi ai suoi 9 successori umani, torce portatrici della fiamma unica che si era accesa in lui. Nanak insisteva sui canti in congregazione, il rifiuto delle distinzioni di casta ed i pasti in comune. I suoi successori rafforzarono la coesione del Panth da parte di nuove istituzioni. La tradizione attribuisce al primo, Angad (1504-1552), l’invenzione della scrittura gurmukhi nella quale sono notati i testi religiosi degli Sikhs e nella quale scrivono il panjabi. Il terzo guru, Amar Das (1479-1574), doto Panth di una organizzazione finanziaria e territoriale, e di una raccolta che comprendeva, oltre alle sue composizioni e quelle dei due primi guru, poesie sante. Fece scavare a Goindval, il villaggio dove si riuniva, un pozzo incoronato, che divento un luogo di pellegrinaggio per gli Sikh. Arjan (1463-1606), il quinto guru, fece costruire il tempio d’oro d’Amristar, chiamato Hari Mandir. Aggiungendo alla raccolta di Amar Das i suoi inni e quelli di suo padre, Guru Ram Das (1534-1581), compilo nel 1603-1604, una prima versione del Adi Granth (primo libro), libro incoronato degli Sikh. Fondo molti villaggi in territorio jat.
Il jat, ex allevatori nomadi, erano agricoltori di tradizione marziale ed egualitaria, il cui modo di vita ed i valori svolsero un ruolo importante nella evoluzione del Panth. Avevano iniziato a raggiungerlo in massa fin dall’epoca del terzo guru ed erano in conflitto con il potere moghul. L’assassinio del guru Hargobind (1595-1644), istituzionalizzo il militarismo del Panth. Si riuniva in armi sul suo stesso trono e fece costruire, di fronte al Hari Mandir, Taxt Alkal (trono eterno). Nel 1634, decise di lasciare le pianure per il villaggio piu sicuro di Kartarpur, nelle colline del Sivalik, in cui i suoi successori passarono piu chiaramente il loro tempo.
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Sivalik era una piazza forte del culto della dea (devi) alla spada, che influi allora fortemente sulla cultura sikh, gia segnata dal ideale marziale dei jat. Questo cambiamento e particolarmente ovvio negli scritti attribuiti al decimo ed ultimo guru, Gobond (1666-1708). Dio viene regolarmente chiamato Sarab-Loh (tutto d’acciaio), e adorato sotto forma della spada, molte poesie fanno allusione alle imprese della diva. Inoltre, la tradizione attribuisce a Guru Gobind la creazione di una nuova classe. Nel 1699, in occasione della lora raccolta annuale a Anandpur per la festa del nuovo anno (Baisakhi), il guru parlo solennemente con i suoi discepoli. La spada alla mano, chiese i quali tra di loro sarebbero pronti a dare la loro vita per lui. Dopo un momento, uno Sikh si avanza. Fu condotto alla tenda del guru, quest’ultimo ne usco solo, la sua spada piena di sangue. La stessa scena si ripete con 4 altri Sikh, dopo che i 5 volontari furono mostrati vivi alla folla : delle capre furono uccise al loro posto. Il guru le battezzo con un “nettare di immortalita” (ammritu) mescolato con la sua spada. Dichiaro che i “5 amati” (panj piare) formava il centro del Khalsa (raccolta dei puri), nuova classe amata ed egualitaria : del panj piare, 3 erano sudra (membri della classe piu bassa indu), un jat ed un khatri. Questi battesimi (pauhal) furono seguiti da migliaia d’altri. Il guru istituo un nuovo codice di diciplina e impose agli Sikh del Kalsa simboli distintivi. Il tabacco, la carne d'animali uccisi secondo il rito musulmano ed i rapporti sessuali con musulmane erano ormai vietati. I membri del Khalsa sfoggiarono 5 simboli, detti i “cinque K” (panj kakke) : i peli non tagliati (kes) e trattenuti da un pettine (kangha), una spada (kirpan), un braccialetto di metallo (kara) e calzoncini (kacch). Gli uomini aggiungerebbero Singh (leone) al loro nome, e le donne, ammesse nel Khalsa, Kaur (principessa) ai loro.
Inoltre, i suoi 4 figli erano morti nelle mani dei Moghul, Guru Gobind Singh dichiaro che dopo la funzione e l’autorita del guru passerebbe congiuntamente nel loro, ormai chiamato Guru Granth Sahib, e nel Khalsa riunito (Guru Panth). Allo Granth, aveva aggiunto le composizioni di suo padre, Guru Teg Nahadar (1621-1675). Questi cambiamenti furono determinanti per l’avvenire della Comunita e risultano di una lunga evoluzione. Cosi, i peli lunghi erano un’abitudine dei jat, ed il porto rinvia alla loro cultura ed al culto del Devi. Quanto ai diversi divieti, evocano il confronto crescente degli Sikh con i musulmani nel XVIII secolo.
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